giovedì 1 giugno 2017

La Ciemmona a Bari, dove nessuno è straniero.

La mia prima (e unica?) Ciemmona si è svolta in tre calde giornate di fine maggio, nella città che mi ha dato i natali.
E' stato proprio il fatto che si svolgesse a Bari a far scattare in me la scintilla, la voglia di parteciparvi.
Non appena si è diffusa la notizia, a gennaio, che tale manifestazione promossa dai "cicloattivisti di tutta Italia" si sarebbe tenuta nella Città di Bari, "where no one is a foreigner", ho prenotato un "comodo" intercity al modico prezzo di 25,80 euro (A/R).
L'esiguo costo mi lasciava la possibilità di cambiare idea, anche all'ultimo momento, e rimanere a casa: avrei buttato 26 euro. Chissene.
Li avrei buttati anche nella "fortunata" ipotesi che anche moglie e figlio avessero nel frattempo deciso di partecipare. Avremmo raggiunto Bari in auto, con le bici stivate nel portabagagli. Vitto e alloggio, tra genitori e suoceri sarebbe stato comunque garantito. :-)

Nel frattempo, il tam-tam tra i ciclisti urbani di Roma iniziava, per poi continuare incessantemente e creando un gran bel fermento.
L'ambiente dei ciclisti urbani romani si mostrava favorevolissimo (e numerosissimo) alla trasferta barese e si iniziava la conta per arrivare al noleggio di bus GranTurismo. Sentivo vociferare di ben 2 bus.
Partire o non partire
La mattina di venerdì 26 maggio, salutando mia moglie per andare in ufficio, le dico: "hai tre possibilità: o mi dici che tu e Davide venite con me e partecipiamo alla Critical Mass. o mi dici di rimanere a casa, o non mi dici nulla e parto."
Mi saluta. E alle 16:00 parto da Roma Termini. Solo.
L'intercity è relativamente vuoto, ed essendo salito per primo non noto alcuni particolari.
Ad esempio, che sulla mia stessa carrozza viaggiavano Patrizia e Alina, che avevano accanto a se 2 bici pieghevoli.
Verso la fine del viaggio, eravamo in prossimità di Barletta, scopro quindi che parteciperanno alla Ciemmona.
"Ci vediamo domani, allora! Ciao!"
Arrivo a casa dei miei, ceno. Mando un messaggio ai miei 2 fratelli: "se volete, domani ci facciamo un bel giro in bici per Bari, dalle 14. Chi viene?"
"Finisco di lavorare alle 14: vediamo", risponde Luciano, il più piccolo.
Vado a dormire.
La mattina della Critical Mass
Non ho la mia bicicletta, con me.
Me la presteranno "quelli dell'organizzazione, quelli delle ciclofficine popolari", La dovrò ritirare in via Giulio Petroni, quella che una volta era la "Caserma Rossani" ed ora è stata rinominata "la ex-caserma liberata". A me sembra "occupata", in verità. Potenza dell'ironia degli occupanti.
Il programma di sabato 27 è interessante: giro turistico in bici, dalle 10, da piazza Garibaldi. Percorso non specificato. Ciemmona, da Parco 2 giugno, dalle 14.

Arrivo presto nella ex-caserma, dormono tutti. Deciso di ripassare più tardi, intanto faccio visita - a piedi - nella mia città. La città che ho lasciato alla fine del 1999.
A piedi per le vie di Bari
In 17 anni Bari è cambiata, faccio fatica a riconoscerla: via Sparano è un cantiere, le palme sono sparite. Polvere, escavatori e transenne.
La percorro tutta, per poi tornare indietro, lungo via Argiro, diventata pedonale: piante, rastrelliere per biciclette, box allestiti per pubblicizzare automobili.
Devio e passo per Corso Cavour, passo davanti al mio liceo ("lo Scacchi", il LICEO di Bari), sento il vociare degli studenti (forse c'è anche mia nipote).
Torno alla ex-caserma, finalmente mi danno una bici, una mountain bike con telaio Bianchi, rossa, sistemata alla bell'e meglio. Fa il suo dovere.
La Bianchi messa  a disposizione dagli organizzatori

Il sole oramai alto che sento dietro la schiena mi spinge da Corso Vittorio Emanuele a Piazza Garibaldi: sono le 10 menoqualchecosa e già è strapiena di nonnini intenti a giocare a carte: scopa, scopone, tressette. Il burraco, loro, non lo conoscono.
Attendo gli altri... che si fanno attendere non poco. Mi siedo su una panchina. A destra 2 motociclette dei Vigili Urbani. A sinistra 2 motociclette dei Carabinieri. Una presenza che si rileverà costante, durante i nostri giri.
La maglia gialla
Una ragazza si avvicina, mi chiede informazioni sul giro delle 10, si domanda come mai questo ritardo, mentre io non me ne preoccupo e continuo ad
osservare la gente che gioca a carte, le persone che passano. Anche qua, come a Roma, c'è tanta (e varia) umanità: dei bambini sikh giocano sull'altalena, integrati con il resto della cittadinanza, anziani che passeggiano, studenti che attraversano la piazza, in bici.

Avvisto due ragazze in bici e capisco che fanno parte del gruppo. Anzi arrivo - addirittura! - a capire che - almeno una di queste due - è di Roma: ha la mia stessa maglietta gialla, quella che ho preso - a 7,00 euro - durante l'ultima asta di biciclette recuperate, a cura dei Ciclonauti, a Monti. "condividi la strada", scritta sulla schiena.

Monto in bici, le raggiungo. Sorrido e mi si apre il cuore: è Melani, l'amica argentina della Pedalata di Luna Piena! L'altra ragazza - quella con la maglia gialla - è Elena, romana, che arriva direttamente da Messina! Baci e abbracci a profusione. Melani è eccitatissima: non per aver incontrato me. Ha fatto colazione con le "tette delle monache". Una esperienza paradisiaca, a suo dire. Mi chiede dove trovarne altre, in zona.
Lorenzo e Melani Lorenzo :-)

Con loro Giovanni Geko e Martino. Con loro faremo il giro. "Che giro facciamo?" - "Barivecchia". "Bellissimo".
Martino ci lascia, sarà Paco di Velo Service a fare da Cicerone per i vicoli - a volte strettissimi - di una bellissima città nella città.
Melani resta a bocca aperta (a ragione: focaccia, burratine, mozzarelle arrotolate): "Baar jè bell", le dico.
Il lungomare visto dal fortino

Il giro turistico (e gastronomico, lo avrete certamente capito) finisce in  circa 3h. Ringraziamo Paco di Velo Service e, poi, mi separo da Melani e Giovanni. Loro vanno nella ex-caserma, io mi dirigo verso Parco 2 giugno (il meeting point della Ciemmona).

Mentre pedalo in viale Unità d'Italia, mi accorgo di una pista ciclabile in mezzo al viale: "maddai". Seguo la pista, che finisce nel parco.
Mi appoggio ad un pino, e mi rilasso. E osservo. Tante coppie con telo su cui sdraiarsi a prendere il sole o che mangiano qualcosa, mamme e papà con bambini in bicicletta, passanti. Calma e quiete.
Le 14 sono passate da un pezzo, ma si sa, i ciclisti urbani non hanno fretta e, anzi, amano prendersela comoda (questo è quello che penso).
Mi chiama mio fratello. Ha finito di lavorare, mi chiede se fa ancora in tempo a raggiungermi.
Nel frattempo, il parco inizia a riempirsi di bici: riconosco Alina e Patrizia, e poi - piano piano - altre persone che conosco.
I ciclisti urbani romani si riconoscono subito, in quanto indossano la maglietta gialla, "condividi la strada". Una bella macchia gialla.
Gli 80's
Arriva mio fratello, assieme ad un fiume giallo che - entrando nel parco - mi riconosce e mi saluta. E' arrivato il bus da Roma: Roberto, Sergio & co. Dò il 5 a tutti. La cosa mi emoziona. A loro dico: "Benvenuti a Bari, benvenuti nella mia città!"
Chiedo a mio fratello di indossare la maglietta gialla. Lui, come un ciclista urbano romano.
Io con la maglietta "la civiltà ha un limite. 30".
Gli 80's a Parco 2 giugno

Mi informano che anche Lalla parteciperà alla Critical: Velo Service le mette a disposizione un risciò ed una guida. Allora ci siamo praticamente tutti.
credits: Sergio Gatto

Incrocio Michelangelo che smanetta su una radio, mi indica dove si trova il resto della famiglia (in realtà sparsa per tutto il parco) e poi Diego, e poi Ornella, e poi Sabrina... Sono a Bari, ma sembra di essere a Roma. Piero ci ribattezza Gli 80's.
Comprimari e protagonisti
Ma mi ha emozionato di più quello che è successo dopo, durante la pedalata in città.
Bari ha dimostrato ancora una volta di saper accogliere chiunque: gente sui balconi che salutava questo fiume di biciclette che occupava - straordinariamente - tutta la sede stradale, gente sulla soglia dei negozi che sembrava essersi pentita di non avere la bicicletta con se e che avrebbe voluto aggregarsi volentieri a noi, ciclisti festanti, rumorosi e variopinti. Loro, assieme agli automobilisti, loro malgrado bloccati nel traffico causato da millemila partecipanti, non hanno fatto altro che aspettare - con pazienza - che fossimo passati, erano i comprimari.
Noi i protagonisti.
Critical Mass sul Ponte Adriatico

Ero contento. Ero quello che mi aspettavo dai Baresi. Accoglienza. Generosità. A Bari nessuno è straniero (nemmeno Guerrero). Nemmeno le Biciclette.
Ero contento, soprattutto, per aver coinvolto mio fratello in questa esperienza, forse unica nel suo genere.
Gli sono stato affiancato quasi sempre (tranne quelle volte in cui, a turno, Piero, Diego, Melani ed altri mi chiedevano dove poter mangiare i panzerotti, dove poter mangiare la focaccia, dove poter mangiare le sgagliozze, ... insomma, sono buono solo per dare informazioni gastronomiche... e
mi chiedo il perché). A mio fratello spiego quel poco che so sul cicloattivismo, sulla Critical Mass, sulle cicloofficine popolari, le aste di bici recuperate dai cassonetti (come la "mia" Bianchi rossa) e restituite a nuova vita e a nuovi proprietari.
E mi hanno fatto piacere anche i suoi commenti (a volte coloriti: "Vaffangule a Maurì", "in 40 anni avrò sì e no pedalato per 5 minuti con mio fratello, mentre oggi... le ore!",...), mentre si faceva i selfie con Pulcinella in bicicletta, con i ragazzi sulle tall-bike o in monoruota, chiedendosi come diamine facessero).
credits: Sergio  Gatto

Arrivati a Bari vecchia, verso le 19, abbiamo deciso di lasciare il gruppo che si insinua nelle stradine strette alla ricerca di gioie per il palato. (da alcune delle foto che circolano, pare che non sia rimasto deluso nessuno).

Maurilio e Luciano in giro assieme in bici per oltre 3h: record!
Torniamo a casa con le immagini della nostra prima critical mass ancora fresche nella mente.
Mi chiede dove si terrà la prossima Critical Mass.
- "A Firenze, probabilmente".
- "Bello".
Forse non sarà, come scritto all'inizio, la mia (nostra) unica Ciemmona.

Domenica, approfittando del fatto di giocare in casa, passo dai miei suoceri "a prendere un po' di roba".
Ciliege, taralli, dolcetti, friselle. Mi ricordo di Melani e prendo una dozzina di "tette delle monache": abbiamo appuntamento sul treno delle 17.

La carrozza 8 dell'intercity 710 da Taranto per Roma era piena di biciclette smontate e incellophanate e di bici pieghevoli.
Condividi la strada, e non solo
Riconosco alcuni volti incrociati il giorno prima, li saluto. Arriva Alina, siede praticamente accanto a me. Poco dopo, ci raggiunge Melani: le posso consegnare il "paradiso". Apre il pacchetto, sono una dozzina. Poco dopo, un po' meno.

Prendo il borsone, lo appoggio accanto ad Alina e lo apro: "infilateci le mani dentro e prendete quel che volete". E tra chiacchiere, ciliege e taralli, rientrare a Roma è stato un attimo.

giovedì 29 maggio 2014

#ECC2014. Che esperienza!

Il logo dell'evento
ECC2014, European Cycling Challenge 2014.
Sfida a colpi di chilometri percorsi con ogni tipo di bicicletta, tra 32 città europee, coinvolgendo oltre diecimila ciclisti urbani. Dal 1° maggio fino alla fine del mese.
E sulla bici, uno smartphone con installata un'app: Endomondo Sport Tracker, per calcolare le distanze e le strade percorse.
L'inizio non è stato affatto semplice, per i ciclisti romani. La partecipazione della Capitale è stata in forse, e fino alla fine non si era certi di concorrere assieme e contro gli altri ciclisti europei. E, con il tipico tempismo italico (ci riduciamo sempre all'ultimissimo istante), il Team Ufficiale Roma 2014 è stato finalmente iscritto. Ed io, a mia volta, mi sono arruolato. :-)
E lo stesso hanno fatto altri 600/700 "colleghi".
Nonostante il tam-tam, il passaparola, il volantinaggio, lo spamming, l'uso dei social network più comuni, si era in numero di gran lunga inferiore rispetto a Varsavia (Pol), Lodz (Pol), Bologna, Umea (Swe), Lille (Fra); eppure Roma è di gran lunga più popolosa di tutte!
Inoltre, girando per i vari siti, c'era qualcosa che stonava: il silenzio dell'Amministrazione. Nessuna informazione sul sito del Comune, ad esempio. Altre Amministrazioni ci hanno creduto e si son date da fare.
Il Telšiai District Mayor ha chiesto ai propri dipendenti comunali di abbandonare l'auto e usare la bici:  non solo, hanno organizzato persino un pic-nic: fantastico! Peccato che queste iniziative le facciano gli altri...
Telšiai District mayor is riding for his city with large municipal employee support and a big picnic near Telšiai city in Viešvėnai village (fonte: facebook.com)
Il quotidiano on-line del Comune di Cagliari, ComuneCagliariNews riporta dettagliate informazioni sulle modalità di partecipazione e mette su Youtube la conferenza stampa dell'Assessore ai Trasporti Mario Coni e dal Presidente della Commissione Trasporti Guido Portoghese. Ma allora è una cosa seria!
D'altro canto è stato triste constatare che Roma Capitale abbia fatto pochissimo per la causa: quasi nulla, se non un paio di tweet, peraltro sollecitati da #romapedaladipiù.
Il Sindaco Ignazio Marino si è iscritto: ma si è limitato da un paio di pedalate. Ci ha messo la faccia per non perderla del tutto: il sindaco ciclista che non partecipa ad un challenge ciclistico europeo. Operazione chiaramente di facciata.
A seguito di questo tweet, forse, il cantiere è stato rimosso
Anzi, come è stato pure denunciato su twitter stesso, ha addirittura messo i bastoni tra le ruote:
pezzi di ciclabili chiuse per lavori, chiusure improvvise e non tempestivamente pubblicizzate.
Nonostante ciò, partecipare è stato divertente: si entra in contatto con nuova gente, amanti della bicicletta, cicloattivisti, ciclisti dell'ultima ora (come me); vieni a conoscenza di percorsi nuovi, meno accidendati, più corti e, in qualche raro caso, più funzionali.
Per la conseguente motivazione di accumulare più chilometri, ho abbandonato l'automobile a favore della bici: ho allungato il percorso per tornare a casa per ritirare i soldi dal bancomat; ho accompagnato in tandem - tra i sorrisi stupefatti di chi mi superava in auto e di chi mi incontrava all'ingresso di scuola - mio figlio a scuola. Il bambino più felice del mondo.
E mi sono accorto, forse con colpevole ritardo, che optare per la bici non è stato penalizzante, sia in termini di tempo che di qualità della vita: il tragitto ufficio-casa, di appena 22 km (prima fatto con bus e Metro B Atac) lo percorro mediamente nello stesso lasso di tempo, se non meno, e con un livello di stress inferiore: indifferente agli scioperi, alla corsa che salta, al "servizio temporaneamente rallentato" della metropolitana. Anche la qualità della vita, come scrivevo sopra, è considerevolmente aumentata: decido io gli orari di partenza (solitamente li anticipo), non soffro l'afa e gli odori animaleschi sui mezzi pubblici e nemmeno l'effetto sardina in scatola.
Ad aprile, nella fase di sperimentazione (abbandono dei mezzi pubblici romani per una mountain bike), ho percorso 422 km.
Durante l'European Cycling Challenge ho superato quota 700 km: proprio io, che la bici la usavo di tanto in tanto la domenica per andar per parchi.
700 km per me (dato aggiornato al 29/5)
Se ci son riuscito io, allora molti possono adottare la soluzione alternativa e vincente.
L'aspetto ludico e pseudo-agonistico, però, non mi ha annebbiato la vista: la città di Roma non è ancora a dimensione di bicicletta: il Codice della Strada viene ignorato dagli automobilisti, dai motociclisti a discapito della sicurezza propria ed altrui, per non parlare della maleducazione e la prepotenza di molti: mi son sentito costantemente in pericolo (auto in doppia fila, sportelli aperti all'improvviso, mancato rispetto della precedenza, clacson suonato mentre mi sto impegnando in una salita, bus che ti superano e immediatamente dopo si fermano per far scendere i passeggeri, cani lasciati in libertà e che, se va bene, ti ringhiano e basta) e per lo stato di abbandono della città stessa: ho affrontato strade trasformate in discarica (via del Cappellaccio), ho incontrato topi (sotto il ponte della Magliana),
La ciclabile invasa dalla vegetazione spontanea
pezzi di ciclabile ostruite dall'erbaccia che cresce rigogliosa e che nessuno pota, strade rattoppate alla peggio con buche pericolose e dolorose (V. della Grande Muraglia).
E nemmeno le ciclabili, la riserva indiana per i ciclisti, spesso si sono rivelate funzionali per raggiungere il centro dalla periferia (o viceversa): quella della Cristoforo Colombo - ad esempio - è uno spezzatino, una presa per i fondelli: è un chiaro invito a non utilizzarla.
Quella, invece, che costeggia via della Magliana e lungotevere degli inventori è continuamente interrotta da accessi laterali: benzinai, autolavaggio, concessionari, con auto che spesso sono lì ad intralciare il passaggio.
Poche, senza senso e non collegate tra di loro. Una presa per il culo.

Molto c'è da fare, per cambiare. Un nuovo segnale è previsto per il 14 giugno, quando ci sara la Manifestazione Nazionale VeloLove: chi Amministra la Cosa Pubblica non potrà ignorare.

Roma ha raggiunto, nella competizione, il 3° posto, con oltre 150.000 km percorsi dai suoi 1000 e passa cittadini, che a sfida in corso si sono aggiunti. Una marea di informazioni sono state registrate, raccolte.
Le esperienze passate, parlano di un uso intelligente di questi dati: analisi dettagliata, punti di forza e di debolezza delle varie esperienze, i percorsi di routine. E dopo son passati all'azione, operando per migliorare e rendere più facile la vita di chi pedala.
Più gente pedala, meno gente usa l'auto ed i mezzi pubblici. Meno traffico, meno affollamento su bus e treni, meno inquinamento, abolizione delle ridicole giornate a "traffico limitato", più soldi a disposizione dei cittadini (non li spendo in benzina, ma li spendo in divertimento, cibo, vacanza: e faccio girare l'economia), maggiore ricchezza percepita. Meno incidenti, meno morti, meno feriti. Non ci vuole molto a rendere migliore la qualità della vita in una città oramai al collasso: ora che i dati ci sono, ora che le esperienze sono state maturate (purtroppo all'estero), non resta che passare all'azione. Iniziando dalla bicicletta e dall'adottare le "zone 30", come recentemente è stato deciso per Parigi.

lunedì 14 aprile 2014

potenza della volontà

Alla fine, si può dire che ci sono riuscito. E con successo. Ottenendo molteplici vantaggi.
  • Liberarmi dalla dipendenza dalle inefficienze del trasporti pubblici urbani (ATAC fa veramente schifo);
  • Mettere alla prova la mia forza di volontà e le possibilità del mio fisico; 
  • godere delle opportunità che mi regala pedalare dalla periferia fino al cuore di Roma.

Domenica, ho deciso di prendere la mountain bike e puntare verso l'ufficio. Un percorso in parte conosciuto, in parte no, con un abbigliamento tutt'altro che tecnico... per replicare le condizioni da "impiegato che si muove in bici verso un ufficio non provvisto di doccia".

Partenza alle 8:00 in punto, più o meno l'orario di partenza del bus 708. Più o meno, in quanto la corsa non è mai garantita.
Attivo l'app che registra il percorso, i km macinati, il passo tenuto, e parto.
Roma ancora dormicchia, a quest'ora e l'aria è fresca. meno male che ho deciso di indossare una specie di anti-vento.
Arrivo in via del Cappellaccio dopo 20 minuti (7 i km fino ad ora affrontati), da qui in poi solo percorsi protetti.
Arrivo a Ponte Marconi ed imbocco la ciclabile lungotevere, devo cercare di capire quale può essere il percorso migliore, il meno lungo, il meno impegnativo, il meno trafficato... con un paio di indicazioni: o prendere ponte Cavour e dirigermi verso piazza di Spagna oppure arrivare al ponte Regina Margherita e puntare all'obelisco di Piazza del Popolo.
Castel S. Angelo - veduta dalla ciclabile Lungotevere

Seppure i ponti siano stati costruiti in tempi diversi e con stili diversi, a me sembrano tutti uguali: cerco Ponte Cavour e lo confondo - per mia ignoranza - con il Ponte Umberto I. Poco male, riesco comunque ad arrivare in una semi-deserta Piazza di Spagna, per poi affrontare la salita che mi porterà su al Pincio.
Affrontare questa salita, dopo ben 19 km in piano, è una impresa che ha richiesto tanto impegno: il cuore sembrava voler sfondare il petto, i polmoni sembravano fisarmoniche, ma da me non usciva alcun suono: solo rantoli.

Ma l'arrivo a Villa Borghese ha fatto sì che la stanchezza sparisse e l'ossigeno riempisse il sangue: fantastico, come rinascere.



Dopo 1h e 20 minuti (lo stesso tempo che impiegavo con l'utilizzo dei mezzi pubblici) e 22 km percorsi, vivo e vegeto sono arrivato in zona ufficio: che soddisfazione. Mai e poi mai avrei immaginato di poter affrontare una cosa del genere.

Senza strafare, senza sudare eccessivamente, sono arrivato a destinazione: si può fare - mi son detto. E mi son premiato con cornetto e cappuccino in un bar in zona.


Ed oggi, 14 aprile 2014, forse con colpevole ritardo, ho definitivamente mandato a quel paese ATAC: ed anche questa è una gran bella soddisfazione.



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venerdì 24 gennaio 2014

Gli utenti, l'IFO, i parcheggi e la sosta selvaggia

Esistono una serie di problemi legati alla penuria di parcheggi nelle vicinanze dell'IFO e del Ist. Naz. Tumori Regina Elena e dell'Ist. Dermatologico San Gallicano, a Mostacciano. Questi si sostanziano nella sosta selvaggia sul ponte che sovrasta il Grande Raccordo Anulare di Via Chianesi, per poi proseguire su Via Giachino e Via Brandellero. La situazione è insostenibile, per via degli ingorghi che si creano e per le situazioni di pericolo che si vengono a creare (mezzi parcheggiati in curva, in prossimità delle fermate dei bus, blocco della viabilità durante i tentativi di posizionare il veicolo nei posti più improbabili).
Ho più volte segnalato via twitter al Comandante Generale della Polizia Locale di Roma Capitale questa situazione e, in un paio di occasioni almeno, le pattuglie sono intervenute ed hanno sanzionato i veicoli in sosta irregolare o, addirittura, rimosso gli stessi.
Sono dell'opinione, comunque, che gli interventi una-tantum non portano effetti duraturi e che ci vorrebbe una cura "antibiotica" per sradicare questo malcostume: 5 giorni consecutivi - al mattino presto - al fine di impedire (e non, quindi, a sanzionare) che le auto possano essere parcheggiate in divieto di sosta.
Il Comandante, rispondendomi, ha detto che la cosa ha dell'utopistico. E va bene, pur non condividendo, lo accetto. Ma il problema di scarsa fludità del traffico, la pericolosità della sosta selvaggia permangono.
Il problema viene generato dalla mancanza di parcheggi sufficienti ad ospitare gli utenti della Struttura Sanitaria e che - ipotizzo - possono avere dei seri problemi di salute e quindi anche di movimento in autonomia.

Rendiamo loro la vita più semplice.

Non è da considerare minimamente, a mio giudizio, l'uso dei mezzi pubblici standard: l'IFO è servito dalle linee ATAC 700 (che parte dalla fermata metro Eur Fermi e termina la propria corsa proprio davanti alla Struttura) e che - da timetable - parte ogni 18 minuti dal capolinea); dallo 078 (che parte praticamente dalla stazione di Tor di Valle della Roma Lido), con una frequenza di una corsa ogni 20 minuti; e dal 708 che in buona parte raccoglie l'utenza che scende alla stazione metro Eur Palasport), che dovrebbe passare ogni 14/17 minuti.
Ci vorrebbero un paio di "circolari IFO", bus che facciano un percorso breve, dedicato, e che permetta a chi ne abbia bisogno, di arrivare all'IFO in tempi rapidi, e comodamente.

Non ho la presunzione di fornire la soluzione, quella perfetta, anche perché purtroppo il territorio non lo conosco benissimo.
Però...
A Spinaceto-Casal Brunori, in via di Mezzocammino, c'è un'area dedicata al Mercato (foto 1) che viene sfruttata solo 2 giorni a settimana: il giovedì ed il sabato. I restanti giorni, il parcheggio - che ha circa un centinaio di posti - è vuoto. Area inutilizzata. E lì nei pressi c'è la fermata 82156 "Mezzocammino - Mercato". Arrivare qui non è per nulla difficoltoso: è a 5 minuti dall'uscita 26 del GRA, direzione Spinaceto/Pomezia. Stiamo parlando, mi preme ribadirlo, di un parcheggio da un centinaio di posti che - tutti i giorni, tranne il giovedì e il sabato - è libero.
Foto 1 - Il parcheggio del mercato di Mezzocammino. Si notino le 2 fermate ATAC.

A 800 metri da questo parcheggio, esiste l'area ex-mercato, all'altezza di via Reguzzini: altri posti auto a disposizione (foto 2).
Foto 2 - Un ulteriore area di parcheggio, in via di Mezzocammino, altezza via Reguzzini, a 800 m. dal park del Mercato

Quindi un bus, una "Circolare IFO" potrebbe trasportare le persone dai parcheggi di Spinaceto-Casal Brunori all'IFO.
Anche a Mostacciano, dove via Beata Vergine del Carmelo incontra Viale Don Pasquino Borghi e Largo C. Misserville, (foto 3), ci sono un paio di aree adibite a parcheggio.
Foto 3 - Il parcheggio di Largo C. Misserville. 

Quindi, il bus "Circolare IFO", una volta lasciati i passeggeri alla fermata 73980 "Chianesi - Quaranta", potrebbe proseguire fino alla fermata "Don Borghi - Beata Vergine del Carmelo", raccogliere coloro che hanno parcheggiato di fronte alla Palestra "All Time" e in largo C. Misserville, circumnavigare il parcheggio di Largo Misserville e fare rotta sull'IFO.

I parcheggi sono quelli contrassegnati dalle lettere A, E, F: 4,4 km separano A da F

E il cerchio, la "circolare IFO", si potrebbe chiudere.




martedì 12 novembre 2013

Scusi, lei va in bici perché...?

E' il tormentone del momento, su Facebook. Un gruppo di goliardici ciclisti, che quindi ama non prendersi sul serio, ha creato il gruppo "Vado in bici perché...". Dalla semplice ed introduttiva risposta alla domanda, si è presto passati ai contributi filmati con tanto di intervista ai vari ciclisti incontrati - più o meno casualmente - per strada (non su internet, eh eh eh).
Fatto sta che, durante la classica uscita domenicale per i Parchi di Roma, come riportato qui, ho colto la palla al balzo ed ho intervistato e mi son fatto intervistare: gli esiti di questa pseudo-inchiesta sono esilaranti.
. All'inizio c'è stata una specie di resistenza nel praticare questo tipo di indagine da "giornalisti d'assalto", ma poi non ci siamo più trattenuti. Spassosissimo, non è vero? Godetevi quest'altro filmato.

mercoledì 6 novembre 2013

L'occhio di Google

Ogni mattina assisto a questo spettacolo: automobili dappertutto. E, quando dico dappertutto, intendo in ogni spazio disponibile. In doppia fila, sui marciapiedi, sulle strisce pedonali. La situazione è insostenibile, sotto gli occhi di tutti, ma non degli agenti della Polizia Municipale di Roma Capitale... oh, Roma Capitale! Mica cotiche! Niente da fare, non se ne vedono in giro, nemmeno dopo la nomina del nuovo Comandante dei Pizzardoni. D'estate poi, quando il numero di auto si riduce drasticamente, si assiste ad uno strano fenomeno: nessuna auto parcheggiata regolarmente all'interno delle strisce blu, tutte in divieto di sosta. E' proprio vero che in Italia hai la ragionevole certezza di farla franca, sempre e comunque. 
Solleticato da altre idee prese da Facebook, mi son chiesto: ma gooooooglemaps cosa ha registrato dall'alto? La foto non mi ha sorpreso affatto: per facilità di lettura ho marchiato di giallo le auto in sosta irregolare. Quelle in dubbio, non le ho marcate. Quante crocette gialle ci sono? 

mercoledì 30 ottobre 2013

Assuefazione, il male dei giorni nostri

Vedi un padrone maleducato che lascia che la merda del suo cane sul marciapiede; ti stai zitto, non protesti e non ti sogni nemmeno di scriverlo al Menzognero. 
Vedi uno scivolo per disabili ostruito da un'auto di un menefreghista maleducato e non lo denunci su "la Stampa". Idem quando non riesci ad attraversare le strisce pedonali col passeggino dove riposa tuo figlio. 
Auto in divieto di sosta (IFO S.Gallicano - Mostacciano)
Smadonni per un ingorgo all'incrocio, ma non invii una mail al "Corsera" denunciando che un'auto parcheggiata in seconda fila, avendo bloccato il transito di un bus, ha causa la paralisi e ti ha fatto sprecare un'ora e passa della TUA preziosa vita... 
 Non lo fai perché ti sei assuefatto. 
 Per te è normale trovare scooter sul marciapiedi e procedere a zig-zag per andare oltre, auto in seconda fila, in divieto di sosta, sulle strisce pedonali, che ostruiscono il passaggio sul TUO marciapiede; per te ha persino del miracoloso se qualcuno si ferma prima delle strisce pedonali e ti faccia passare... Ma non lo scrivi su alcun quotidiano. 
Per te, essendo una novità, è inconcepibile, inaudito, inaccettabile che chi si muove in bicicletta possa prendersi qualche piccola libertà (leggasi "scelta necessaria"), per garantire la propria incolumità.
Viale del Policlinico, ang. via XX settembre: auto su marciapiedi
Svegliati. E non prendere per buono quello che alcuni giornali scrivono. Le testate hanno padroni, e gli interessi dei padroni sono diversi dai tuoi. Tu non sei il Lettore, sei un potenziale Cliente, e loro vogliono i tuoi soldi. E ti propinano quello che vogliono e per narcotizzarti.

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